È innegabile: negli ultimi anni lo smart working è diventato non soltanto oggetto di numerosi dibattiti, ma modalità concreta e alternativa alla quotidianità aziendale finora conosciuta. Nel mondo post-pandemico, il lavoro da remoto diventa non più soluzione di emergenza, ma visione strutturata, riscuotendo un inaspettato consenso anche su larga scala.
In questo scenario, Myvirtualab si pone come una realtà un po’ vintage e decisamente controcorrente. Vi dobbiamo, in effetti, un sincero coming out: confessarvi di essere sostenitori accaniti della presenza, della partecipazione, del riempimento degli spazi condivisi.
Pratichiamo l’home working, certo, ma con moderazione, consapevoli che la scelta migliore non preveda mai l’esclusione, ma un giusto equilibrio. In sintesi, sosteniamo una politica di armonie e compartecipazione.
Pensiamo che le persone vadano coinvolte e supportate, che debbano trovare il loro perché e crearsi il loro spazio: solo così faranno la differenza e saranno davvero un valore aggiunto. Crediamo che il lavoro sia espressione e non prigione: per questo promuoviamo una visione fluida e flessibile del tempo, e cerchiamo di realizzare sempre nuovi spazi extra-lavorativi all’interno dell’azienda.
Per la nostra filosofia, per il nostro modo di concepire le cose, sarebbe davvero molto, troppo complicato collaborare esclusivamente a distanza. Perché certi progetti richiedono la squadra: la contaminazione positiva, il brainstorming, la creatività compartecipata, che non si ottengono mai del tutto restando chiusi in una cameretta con il proprio PC e una webcam perfettamente collegata. Il lavoro, le tecnologie, la strategia, sono per noi soltanto un mezzo: per spostare gli equilibri e le visioni; per cambiare il mondo in cui viviamo, per aiutare gli altri, per comunicare davvero.
La forza della nostra crescita e il nostro successo dipendono da questa concezione e da questa scelta: dall’aver creduto che “il tutto sia sempre maggiore della somma dei singoli” e che tante personalità e competenze insieme possano arricchirsi esponenzialmente e realizzare l’impossibile.
Siamo convinti che l’azienda debba incentivare la presenza e la partecipazione dei dipendenti, creando tutte le condizioni favorevoli affinché le persone possano realizzarsi al massimo insieme agli altri.
Servono più spazi condivisi, in un mondo sempre più isolato. Serve che le persone tornino ad essere persone e non soltanto un mucchietto di competenze tecniche, cartellini timbrati e facce stampate su un monitor. Serve che anche sul posto di lavoro si porti se stessi e le proprie passioni, interessi, peculiarità.
Qualche mese fa, persuasi di aver intrapreso la strada giusta per noi, abbiamo deciso di allestire una piccola sala ricreativa, con le risorse e gli spazi che potevamo permetterci allora. E così, durante l’ultimo torrido Ferragosto, ci siamo ritrovati a comporre ed allestire nuovi spazi, dedicati al relax, al gioco, alla creatività, al rumore e alla pace. Il risultato? Una piccola stanza con grandi finestre in cui possiamo prepararci un caffé o disegnare accucciati su una poltrona gialla; uno spazio in cui il lavoro lascia posto anche alla vita, alle chiacchiere, ai pensieri disordinati e ai sogni condivisi.
Nella sala relax capeggia il nostro amato biliardino: testimone di sfide accanite, risate e scambi di idee. Si, perché le idee non abitano solo le scrivanie o i fogli di appunti. Le idee si trovano ovunque.
Ebbene, qualche settimana fa, durante una delle nostre partite, abbiamo riflettuto sul periodo attuale, sui disagi di tante realtà, sulle feste incombenti. E abbiamo pensato che nel nostro piccolo, potremmo contribuire a migliorare la saletta ricreativa anche di qualcun altro.
Ci siamo detti che lo scopo del lavoro, delle aziende dovrebbe essere anche questo: dare un contributo al territorio che abitano, creare legami, supportare, dare voce.
Abbiamo pensato a quante associazioni, enti, cooperative, esistano sul territorio: a quanti sacrifici facciano per aiutare le persone, alle difficoltà che affrontano ogni giorno. E ci è sembrata una buona idea condividere con loro qualcosa che per noi è importante, nella sua semplicità: un calcio balilla, da donare a una realtà che adesso non può acquistarlo. Un po’ come noi fino a qualche tempo fa. Un piccolo oggetto che qualcuno userebbe, come noi, per creare aggregazione, per far divertire insieme le persone.
Come? Attraverso i nostri social. Chiunque avrà l’opportunità di proporre, per le prossime settimane, un’associazione che a suo parere gradirebbe questo dono e che lo utilizzerebbe al meglio.
Il 16 Dicembre, durante una diretta in cui tutta la nostra squadra sarà riunita, verrà estratto il nome dell’associazione a cui personalmente consegneremo il nostro biliardino. Sperando, ovviamente, di esser invitati per qualche partita.